In riferimento all’annullamento di un Provvedimento dell'Authority, con il quale veniva condannata la Provincia di Foggia al pagamento di una sanzione pari ad euro 20 mila per la diffusione di informazioni sullo stato di salute di un dipendente, è intervenuta recentemente la Corte di Cassazione.
A seguito del ricorso presentato dal Garante contro la sentenza del Tribunale di Foggia che aveva sollevato la Provincia pugliese dal pagamento della sanzione comminatagli, la Corte ha ritenuto che “la tutela del dato sensibile prevale su una generica esigenza di trasparenza amministrativa, sia sotto il profilo costituzionalmente rilevante della valutazione degli interessi in discussione, sia sotto quello della sostanziale elusione della normativa sulla protezione di dati personali, accentuata nel caso di dati sensibili, ove si dovesse far prevalere una generica esigenza di trasparenza amministrativa nemmeno concretamente argomentata e provata”, sottolineando inoltre che per il trattamento di dati sensibili, atti a rilevare lo stato di salute, i soggetti pubblici devono necessariamente rendere non identificabile l’interessato.
Per tali motivi la Corte accoglie il ricorso presentato dal Garante e conferma la sanzione stabilita a carico della Provincia di Foggia.